Posts

Showing posts from March, 2020

La febbre del regolamento costrittivo

La febbre del regolamento costrittivo aveva infettato anche gli amministratori di condominio, l’ultimo gradino della politica dei cerchi concentrici. Prima venne il governo centrale e furono allora i presidenti delle regioni taliane a manovrare quelle poche leve che avevano a portata di mano per far vedere il loro alacre attivismo e senso del dovere: lo avevano chiamato del ‘sano fine-tuning autonomo’. Il cerchio più grande vedeva il quadro di insieme, non i dettagli, spettava allora agli amministratori dei cerchi regolare in maniera più accorta le vite dei taliani per spezzare le reni del contagio. Dentro il cerchio grande, tanti cerchi piccoli, e ogni cerchio piccolo un nuovo cerchio grande e dentro ognuno di questi nuovi cerchi piccoli. Nazioni regioni province aree metropolitane comuni quartieri rioni: cerchi di cerchi, cerchi su cerchi, cattivi infiniti, infiniti crudeli. Ogni cerchio con il suo re e il suo sceriffo, più efficace del suo superiore perché migliore conoscitore della

Le pagine ministeriali annotavano

Le pagine ministeriali annotavano una infinita lista di sintomi che si erano manifestati nei pazienti esaminati, così da poter orientare il singolo cittadino nel comprendere il suo stato di salute. La febbre, la tosse, i dolori addominali, il mal di gola, l’emicrania, i dolori articolari, una strana sensazione di pesantezza sul petto e così continuavano a coprire tutti i possibili casi. Ognuno di quei sintomi era potenzialmente mio, data la grande capacità della mia mente di comunicare al mio corpo le sensazioni che immaginava. Avevo mal di schiena o era la strana sensazione di pesantezza sul petto? I dolori addominali erano dovuti alla peperonata o al virus? Aver spaccato il termometro sul davanzale di cucina era l’unica cosa che mi separava dal tampone e, di conseguenza, dalla malattia. L’umore, mio e suppongo dell’intera nazione, era ondivago: stabile in alcuni giorni, in picchiata in altri; frizzante la mattina, mogio alla sera. L’andamento tese però a stabilizzarsi dopo qualche me

Nel 1998 avevo partecipato

Nel 1998 avevo partecipato al mio primo fantacalcio nella mia classe delle scuole medie. Non erano delle gran belle scuole medie: al piano terra le grate alle finestre, il cortile inaccessibile durante la ricreazione, il campetto di calcio senza le reti che generava infinite discussioni sul gol e non-gol, e una ragazza mi aveva pure spezzato il cuore nel corridoio. Ronaldo-Luis Nazario da Lima giocava nell’Inter e la mia strategia fu acquistarlo a tutti i costi che poi non furono neanche troppo elevati perché la gran parte dei partecipanti al campionato immaginario (che poi oltre me erano solo altre tre persone) aveva un pregiudizio anti-interista. Ogni lunedì a rotazione uno di noi comprava la gazzetta e mentre la professoressa di francese faceva lezione il compratore designato faceva i calcoli. So che non era particolarmente rispettoso, ma era molto meglio di quando le tiravamo le biglie. Un lunedì spettava a me comprare il giornale e mi misi a fare i calcoli: avevo vinto, avevo Rona

La mia divertente danza

La mia divertente danza al supermercato aveva presto smesso di evolversi. Avevo provato a pianificare nuove mosse e percorsi, disegnato nella mia testa arguti messaggi in codice e altri baci metallici, ma le regole del gioco cambiavano rapidamente, di giorno in giorno, di comune in comune, e il giovedì non sapevo quante facce avrebbe avuto il mio dado. Avevano tolto la cancelleria e poi tolsero le birre. Il vino sarebbe rimasto? Mentre me lo chiedevo alcuni comuni già lo vietavano. Con una certa sollevazione accolsi allora la decisione del governo di dare al tutto un po’ di coerenza e uniformare le regole su tutto il territorio nazionale. Chiariamoci: durò pochissimo. I sindaci avevano comunque la possibilità di restringere qualcosa in più e non perdevano occasione di farlo, ma avere almeno un orizzonte mi aiutava a combattere l’infermità mentale e quindi accolsi fra la soddisfazione e la rassegnazione la comparsa di quella tunica bianca di lana consunta sugli schermi televisivi. Venni

Ripensavo a quel professore

Ripensavo a quel professore universitario che durante la cena di un convegno vantava, fra la derisione generale, la sua scelta di comprare la pasta in blocchi da 10 chili quand’era scontata del 30% e di 20 chili quando era scontata del 40%. Ora che avevamo assistito alla corsa ai supermercati per fare scorte da inverno nucleare, che viveamo i famosi tredici giorni, io ripensavo a quel poveretto che doveva sentirsi, come mai nella sua vita, l’uomo più intelligente del mondo. L’assalto durò solo qualche giorno, poi contingentarono gli ingressi con militari armati di fucile d’assalto e mascherine protettetive ridotti a fare da vigili urbani delle corsie di generi alimentari. Le botteghe chiusero presto: mancavano degli spazi vasti in cui circolare lontano dal pericolo che il virus, pazientemente in agguato, potesse saltarti addosso e tu fossi costretto a chiedere il famigerato tampone. Quando anche questo non sembrò più sufficiente, la raccolta dei generi alimentari fu confinata a un solo

Accesi la TV

Accesi la TV; con le edicole chiuse, le radio ridotte al marconista del Titanic per contrarre al minimo le attività lavorative e conseguenti occasioni di contagio e l’internet letteralmente intasato di materiale di tutti i tipi, era l’unico modo per capire cosa accadeva nelle alte sfere. Un annuncio del governo, che sostituiva i vecchi spazi pubblicitari dato che senza consumi la pubblicità non ha ragione d’essere, informava sulla nuova app gratuita scaricabile su tutte le piattaforme compatibili con tutti i telefonetti: IoTiVedo. Per quelli nati negli ultimi decenni del millennio la mente correva verso il rudimentale ICQ, dietro il cui acronimo si celava un significato analogo al lancio dell’ultimo ritrovato della tecnica. Per quelli nati un po’ prima — non che ce ne fossero tanti, un secolo dopo — ricordava il manifesto di Guareschi sui limiti del baffone e la mancanza di limiti dell’Onnipotente. L’app, in maniera più democratica della mia vecchia maestra, trasformava tutti in censor

A venir messo subito

A venir messo subito sotto la graticola era chi non aveva previsto il tutto. Se fossimo stati più cauti, sosteneva l’argomento, non saremmo finiti in questa situazione. Non succede, ma se succede... questo avremmo dovuto predicare dal principio! Si ragionava così anche nel mio pianerottolo. Il mio vicino durante la prima quarantena di quindici giorni era stato irremovibile: te lo sogni che io esca di casa alla scadenza, la prudenza non è mai troppa. Non si sa mai, gli risposi io. Quando c’è di mezzo la salute poi. Be’ fra vedere e non vedere. Io dico che viviamo in una situazione di incertezza cronica. Lo dico pure io. Immaginati se esci di casa domani, attraversi la strada e bam! Ti mettono sotto. Non sarebbe la prima volta. Nel dubbio io non attraverso mai la strada. E come fai a...muoverti? Faccio dei giri più lunghi, ma un altro modo lo trovo. Essendo un insegnante ho molto tempo libero, la maggior parte del tempo non faccio nulla, abbiamo anche molte vacanze, i ponti e p

Settembre, consiglio di classe.

Settembre, consiglio di classe. Io farò la termodinamica. Solo? Se ti sembra poco. Dicevo per dire, sai io non capisco un cazzo di fisica. Figurati quanto ne capisco io. Come? Si faceva per dire. Quindi non farai la questione dei gatti? Gatti? C’era un fisico che parlava di gatti. Ah sì, non mi ricordo il nome. Figurati se me lo ricordo io. Quindi? Non lo faccio. E che fai? Solo l’elettromagnetismo. E non sono sicuro di arrivare all’ismo. Gli ismi sono sempre pericolosi. Almeno l’elettro però potrebbe andare. Signori, se avete concluso, interruppi io, ce ne potremmo andare a casa. Sapete ho un treno da perdere. Ore 17.21, classico pomeriggio di mezzo inverno e il treno era puntuale come la pioggia a marzo, o come ormai mi aveva abituato da qualche tempo. Buonasera, fece il capotreno mostrando una bella mascherina griffata, benvenuto a bordo: si sieda pura, ho appena disenfettato tutto. Feci un sorriso imbarazzato perché non capivo cosa stesse dicendo, come si stess